Familiarità con il volto: il punteggio per questo indice si basava sulla teoria del rilevamento del segnale37. Sono stati calcolati quattro risultati distinti: falsi allarmi e rifiuti corretti per volti non famosi; Mancati e hit per volti famosi. Per il calcolo d-prime (d’) “falsi allarmi” (F) significava casi in cui i partecipanti identificavano erroneamente volti non famosi come famosi, “rifiuti corretti” indicava l’accurata classificazione di volti non famosi come non famosi, “mancati” denotava che i partecipanti non riuscivano a identificare correttamente volti famosi; “hits” (H) indicava il riconoscimento riuscito di volti famosi. L’aumento dei valori di d’ si riferisce a una maggiore sensibilità a un dato segnale44. Inoltre, abbiamo calcolato il bias di risposta (β). Un osservatore che massimizza H minimizzando FA avrà un β pari a 1,00 (cioè nessun bias). Un valore di β inferiore a 1,00 rappresenta una tendenza liberale, cioè a segnalare la maggior parte delle volte che il bersaglio è presente, mentre un valore alto di β 1 (cioè superiore a 1,0) rappresenta una tendenza conservativa, cioè a segnalare la maggior parte delle volte che il bersaglio è assente38. Sebbene le misure di rilevamento del segnale possano non essere di utilità pratica durante la valutazione clinica, abbiamo scelto di integrare d’ per fornire una comprensione approfondita delle capacità di riconoscimento facciale. Mentre le misure di accuratezza tradizionali offrono informazioni generali, d’ consente un’analisi più approfondita dei criteri di sensibilità e risposta, facilitando il confronto tra gli studi39. La memoria di riconoscimento facciale coinvolge due processi distinti: il ricordo e la familiarità. La familiarità, operando all’interno di un quadro di rilevamento del segnale, è influenzata da fattori come la frequenza e l’intensità delle esposizioni precedenti40,41. Si tratta di riconoscere che un volto è noto o è stato incontrato in precedenza, senza necessariamente essere in grado di identificarlo. Ad esempio, gli individui possono esprimere che un volto sembra familiare, ma faticano ad assegnargli un’identità specifica42. Il ricordo, o l’identificazione del volto, d’altra parte, implica il recupero consapevole di specifici dettagli biografici. L’identificazione dei volti richiede l’accesso alle informazioni memorizzate dalla memoria, attivate automaticamente da volti familiari30,42. Questa dissociazione è supportata da studi di neuroimaging43,44 ed è spesso esplorata nei test di riconoscimento45. La teoria del rilevamento del segnale quindi, sebbene meno nota in ambito clinico, migliora la comprensione delle capacità di riconoscimento facciale32,46.
Tutti i partecipanti hanno completato la versione italiana del Prosopagnosia https://non-aams.org/casino/, una misura self-report delle capacità di riconoscimento soggettivo dei volti. Nella scala sono incluse venti affermazioni che riflettono esperienze di riconoscimento facciale; gli intervistati indicano l’accuratezza con cui le affermazioni le descrivono su una scala a cinque punti (da 1 = “Totalmente in disaccordo” a 5 = “Totalmente d’accordo”). I punteggi possono variare tra 20 e 100. Un punteggio più alto indica problemi più soggettivi con il riconoscimento facciale.
Tutte le procedure eseguite negli studi che hanno coinvolto partecipanti umani sono state conformi agli standard etici del comitato di ricerca istituzionale e/o nazionale e alla Dichiarazione di Roma del 1964 e ai suoi successivi emendamenti o standard etici comparabili. Lo studio è stato approvato dal Comitato Etico dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro” (numero di protocollo: ET-19-01). Il consenso informato scritto è stato ottenuto da tutti i partecipanti inclusi nello studio. Inoltre, l’individuo raffigurato nella Fig. 1 ha dato il consenso informato alla pubblicazione della sua immagine (volto) in una pubblicazione online ad accesso aperto.
In questo studio, abbiamo sviluppato e raccolto dati normativi per un nuovo test basato su computer, l’Italian Famous Face Test (IT-FFT), su un campione italiano. L’analisi dei dati normativi ha rivelato che gli adulti di età superiore ai 25 anni hanno mostrato una maggiore precisione di riconoscimento facciale rispetto ai giovani adulti di età compresa tra 18 e 25 anni presso l’IF-FFT. È interessante notare che, mentre la scolarizzazione ha influenzato il punteggio d’ (sensibilità), l’accuratezza complessiva è rimasta inalterata dal sesso o dal background educativo all’interno del campione.
Il nostro primo obiettivo è stato quello di dotare i medici di uno strumento affidabile progettato per valutare il riconoscimento facciale sulla popolazione italiana, fornendo solidi dati normativi. In particolare, i deficit di riconoscimento facciale possono apparire come caratteristiche primarie in condizioni come la prosopagnosia congenita27, o come sintomo critico in condizioni come l’autismo e altre condizioni neurodegenerative e neuropsichiatriche21,48. Rizzo et al. hanno pubblicato i primi dati normativi per un famoso test facciale italiano nel 200215. Le loro analisi di regressione multipla hanno rivelato che l’età e l’istruzione, ma non il sesso, influenzavano significativamente le decisioni di familiarità e la denominazione (cioè l’identificazione). Tuttavia, come suggerito dagli autori, “qualsiasi test che coinvolga nomi propri e volti famosi è la necessità di rinnovare costantemente il materiale, poiché le persone che sono famose al momento potrebbero diventare sconosciute in futuro”15. Nonostante questo divario di 20 anni e gli aggiornamenti degli stimoli, i nostri dati erano in gran parte coerenti con https://non-aams.org/persons/ et al.15. Oltre all’aggiornamento degli stimoli, abbiamo scelto di ritagliare le immagini in forme ovali. Questa regolazione è stata effettuata per rimuovere le caratteristiche facciali esterne, come l’acconciatura, che potrebbero fungere da spunto per il riconoscimento dell’identità, specialmente negli individui con prosopagnosia49. Inoltre, oltre a valutare l’accuratezza dell’identificazione facciale, abbiamo esplorato due indici supplementari basati sulla teoria del rilevamento dei segnali: d’ (misurazione della capacità di discriminare tra volti famosi e non famosi) e β (valutazione del tasso di falsi positivi). In linea con le teorie esistenti, il costrutto della memoria di riconoscimento è comunemente diviso in due processi: ricordo e familiarità. Sebbene questi processi non siano del tutto indipendenti, la familiarità è descritta come una misura continua nell’ambito della teoria del rilevamento del segnale (d’), influenzata da fattori come la quantità, l’intensità e la variabilità delle esposizioni passate40,50. Il ricordo è, invece, un processo che richiede attenzione e che porta al ricordo cosciente di informazioni precedenti, in questo caso (accuratezza). La familiarità e il ricordo, quindi, sono diversi in termini di contenuto della memoria (quantità di ‘contesto’) e processi sottostanti (richiamo o non ricordo), possibilmente contribuendo in modo indipendente al giudizio della memoria51,52. Questo approccio a doppia misurazione consente un’analisi più sfumata delle prestazioni della memoria: studiare sia la familiarità che il ricordo può aiutare a distinguere tra diversi tipi di disturbi della memoria; Ad esempio, le patologie ippocampali sono associate a una familiarità risparmiata ma a un ricordo compromesso, mentre il contrario accade per la lesione al lobo temporale anteriore con 25,53.